Dopo l’ultimo attacco in ordine di tempo avvenuto il 10 agosto a Campolevà di Sopra a Boscochiesanuova, salgono a 6 gli eventi predatori dei lupi in Lessinia dall’inizio del mese di agosto con 10 animali predati di cui 7 deceduti e 3 feriti.

Per fare il punto su come contenere le problematiche inflitte dalle popolazioni del lupo al patrimonio zootecnico scaligero e agli allevatori, Coldiretti Verona propone l’istituzione di un tavolo tecnico insieme alla Regione Veneto e con le altre Istituzioni del territorio come il Parco naturale regionale della Lessinia, la Polizia provinciale, i Carabinieri forestali, la Ulss e l’Arav.

“Servono progetti condivisi con chi vive la montagna, poiché accanto a problematiche comuni, come quella dei grandi predatori e della fauna selvatica, coesistono importanti specificità socioeconomiche e ambientali”, evidenzia Daniele Salvagno Presidente di Coldiretti Verona.

Dall’inizio dell’anno gli eventi predatori in Lessinia sono stati già 51 con 133 animali predati tra pecore, capre, bovini, alpaca e asini.

“Il proliferare dei grandi predatori – spiega Silvia Marcazzan componente di giunta di Coldiretti Verona e rappresentante del settore primario nel consiglio direttivo del Parco naturale regionale della Lessinia – rappresenta un grave rischio per le attività economiche, dall’agricoltura al turismo, alle prese con una difficile ripartenza dopo l’emergenza coronavirus. Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti e degli allevatori che con coraggio continuano a presidiare le montagne e a garantire la bellezza del paesaggio”.

Non possiamo accettare che venga compromessa l’attività zootecnica costringendo alla fuga famiglie che da generazioni popolano le montagne e custodiscono il territorio e quei giovani che hanno coraggiosamente preso in mano imprese agricole ripristinando in non pochi casi la biodiversità perduta con il recupero delle storiche razze autoctone.

“La presenza di branchi di lupi sta scoraggiando in molte aree l’attività di allevamento mettendo a rischio anche il tradizionale trasferimento degli animali in alpeggio che, oltre a rappresentare una risorsa fondamentale per l’economia montana, – aggiunge Salvagno – valorizza il territorio e le tradizioni culturali che lo caratterizzano.

Senza la cura dei pascoli e il presidio degli allevatori si lascia spazio a un progressivo degrado dell’ambiente montano con l’aumento del rischio di frane e di incendi che rappresentano un tema di drammatica attualità”.

Alle perdite di animali domestici si aggiungono spesso i danni indotti dallo spavento e dallo stato di stress provocato dalle ripetute scorribande che inducono una riduzione della produzione lattiera e spesso aborti.

“È quindi necessario – conclude Salvagno – garantire indennizzi rapidi e adeguati alla perdita di reddito affinché non si arrivi all’abbandono dell’attività di allevamento. Circostanza, che danneggerebbe l’ambiente e l’intera comunità veronese”.

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