Torna a salire la passione per il miele e per il mondo delle api, anche se il 2023 è ancora molto incerto sul fronte della produzione. Nella giornata mondiale a loro dedicata, istituita nel 2018 e celebrata il 20 maggio, Coldiretti sottolinea il ruolo fondamentale delle api nella salvaguardia del territorio e dell’ambiente quali vere e proprie custodi della biodiversità.

Tre colture alimentari su quattro dipendono in una certa misura per resa e qualità dall’impollinazione, tra cui le mele, le pere, le fragole, le ciliegie, i cocomeri e i meloni. In media una singola ape visita circa 7mila fiori al giorno e ci vogliono quattro milioni di esplorazioni floreali per produrre un chilogrammo di miele. Un lavoro che genera un valore economico stimato in circa 153 miliardi di euro l’anno su scala mondiale, 22 miliardi su scala europea e 3 miliardi su scala nazionale, secondo stime Coldiretti.

“La situazione delle api – afferma Daniele Iseppi di Apicoltura Falasco di Stallavena, membro dell’Associazione nazionale dei produttori apistici di Coldiretti in rappresentanza del Veneto – è un indicatore dello stato di salute dell’ambiente ma anche un campanello d’allarme delle eventuali criticità e difficoltà, che possono essere anticipate osservando attentamente la vita di questo insetto”.

La ricorrena diventa anche l’occasione per fare qualche stima rispetto alla “bee economy” in cui il miele non viene considerato solamente un alimento: sono sempre di più infatti i settori in cui il prodotto degli alveari viene utilizzato, come ad esempio la cura del corpo e la salute.

Dopo la flessione delle ultime annate, gli operatori hanno constatato una ripresa della produzione. La stima dei dati relativi al 2022 è quasi doppia rispetto al 2021 (23mila tonnellate a fronte delle 12.450 prodotte nel 2021 secondo i dati forniti da Ismea e dall’Osservatorio Nazionale Miele). Il dato però cambia se si considera che la produzione pro capite per alveare si è dimezzata negli ultimi cinque anni. Le gelate della primavera 2021 e le recenti estati particolarmente torride avevano compromesso i raccolti facendo temere per un comparto che in Italia occupa 72mila operatori (+6 % rispetto al 2021, fonte Ismea), di cui 18,5 mila professionisti e 53,5 mila hobbisti (fonte Osservatorio Nazionale Miele).

A fronte di un innalzamento della produzione, però, si è verificata una leggera diminuzione nei consumi che ha inevitabilmente innescato l’aumento delle giacenze. Nel 2022 in Italia sono state commercializzate quasi 15mila tonnellate di miele a fronte delle quasi 16mila del 2021 e delle 19mila del 2020 (fonte Ismea). Oltre a ciò, i costi di produzione pesano ancora molto sui bilanci delle aziende che devono fare i conti anche con il forte import di prodotto estero che invade il nostro Paese, soprattutto da Ungheria, Argentina, Spagna e Cina.

“Le condizioni meteo, gli aumenti dei costi di produzione e la concorrenza estera – continua Iseppi – ci mettono a dura prova. Il 2023 potrebbe rivelarsi un’annata molto negativa viste anche le scarse produzioni primaverili attualmente in corso”.

Il patrimonio italiano di mieli è unico al mondo: le varietà di millefiori non si contano e sono circa trenta quelli monoflora classificati come quelli di castagno acacia, eucalipto ma anche quelli più rari come rododendro, ciliegio, marruca, timo ed erica.

“La valorizzazione delle api, del loro ambiente e del lavoro degli apicoltori – conclude Iseppi – dovrebbe essere la priorità per i cittadini e per l’agricoltura”.

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