Esiste un filo conduttore che lega il Trittico del Mantegna, custodito nella basilica di San Zeno, i murales di Cibo, che sovrascrive «scritte d’odio» con prodotti agroalimentari locali, i piatti da due stelle Michelin realizzati dallo chef Giancarlo Perbellini, il vino Soave invecchiato 35 anni da Sandro Gino fino ai profumi realizzati dal figlio Francesco che rievocano l’emozione di bere un Soave, un Recioto e un Amarone.

Alla base di tutto ciò c’è l’agricoltura veronese che dai tempi antichi ai giorni nostri ispira forme d’arte diverse da parte di «artisti» che grazie all’impegno e a un approccio al lavoro, spesso fuori dagli schemi, valorizzano Verona a livello internazionale. Questo in sintesi è quanto emerso durante l’incontro «L’Agricoltura è arte» organizzato all’antica Fonderia Teatro Aperto da Coldiretti Donne Impresa Verona a cui hanno partecipato 150 persone.

«Rappresentare in un testo alcune eccellenze agroalimentari tradizionali come il radicchio, la castagna e la pesca di Verona attraverso l’arte e la storia è sicuramente un modo nuovo e originale per promuoverne il consumo. Con questo documento abbiamo voluto dare uno strumento agli imprenditori agricoli per raccontare, anche in lingua inglese, a turisti e consumatori il meglio delle loro produzioni. Allo stesso tempo, abbiamo voluto chiedere ad autorevoli protagonisti un racconto sul modo in cui vengono utilizzate, trasformate e valorizzate»

ha evidenziato Chiara Recchia, responsabile provinciale di Donne Impresa in apertura della serata. Nei saluti Franca Castellani, vice presidente di Coldiretti Verona, ha ricordato

«La nostra provincia è una delle più importanti in Italia per produzione e per export di agroalimentare. Il merito va soprattutto agli imprenditori agricoli che, con il loro lavoro, dimostrano l’unicità del valore dei prodotti veronesi».

Anche Adriano Tomba, segretario generale di Fondazione Cattolica Assicurazione, ha evidenziato la necessità di valorizzare in qualsiasi maniera

«la nostra diversità e creatività, il nostro territorio e la nostra storia».

A seguire, Daniela Cavallo, architetto e docente di marketing all’Università di Verona, ha illustrato il volume «Radicchio, castagna e pesca di Verona» di cui è autrice, edito da Coldiretti Verona in collaborazione con Fondazione Cattolica Assicurazioni.

«Questo opuscolo non è la fine di un progetto ma solo l’inizio, quello di aprire una nuova strada, rendere visibili quei legami quelle relazioni che da sempre abbiamo con il territorio e che ad un certo punto abbiamo dimenticato, quei legami che l’arte ben conosceva dipingendo i prodotti locali nelle chiese e nei palazzi, nelle tele, come nei colori delle facciate della città. Qui c’è Verona, soprattutto c’è un’economia sociale che dobbiamo recuperare prendendo coscienza del valore di questo territorio e della sua cultura, che è AgriCultura».

Pierpaolo Spinazzè, in arte Cibo, giovane artista che vive a Verona da diversi anni, realizza murales, disegnando prodotti agroalimentari come ortofrutta, salsicce, formaggio e muffin con un linguaggio visivo semplice e ironico, trasformando l’arte in qualcosa alla portata di tutti.

«Attraverso le mie opere cerco di comunicare i valori e la speranza, cerco di sensibilizzare ma anche di fare la differenza, mettendoci la faccia, scendendo in strada ogni giorno per restituire qualcosa alla comunità. Spesso vengo preso di mira in prima persona e i miei murales vengono rovinati ma io torno e tornerò sempre a rifarli, perché la speranza, l’umanità e il rispetto per l’altro non devono mai venire meno. Prendere a soggetto il cibo è un modo per valorizzare il patrimonio agroalimentare italiano e veronese proprio in una provincia che ne è così dotata».

Giancarlo Perbellini, chef da due stelle Michelin e quattro cappelli della Guida L’Espresso, ha evidenziato quanto impegno, precisione e talento ci sia alla base del suo lavoro:

«Ciò che muove il cuoco è la passione. Quando ho aperto Casa Perbellini ho voluto proporre una cucina che si identificasse con il mio pensiero. Ho anche tolto il muro che separa la sala dalla cucina per far capire che dietro a un piatto ci sono più mani e più teste, che c’è un’idea, uno studio e una vocazione.». Per creare un piatto utilizza materie prime di grande qualità, anche del territorio e di stagione, che vengono interpretate per dare un’emozione. «Il mio primo pensiero non è l’estetica del piatto, pur importante, ma il gusto e le sensazioni che i sapori suscitano.».

Sandro Gini, viticoltore e presidente del Consorzio del Soave ha ricordato l’importanza delle proprie radici per le produzioni del vino. La sua famiglia da 14 generazioni coltiva vigne e produce vino nelle colline di Soave.

«Per raggiungere le massime espressioni gustative e organolettiche dei vini – ha detto – è fondamentale prima di tutto un grande lavoro in vigna, e poi in cantina, perché è la natura che dà la massima espressività. Ci vuole anche un pizzico di creatività per ottenere il meglio e osare, come quando parecchi anni fa ho deciso di impiantare vigne a 500 metri di altitudine, nonostante la perplessità di mio padre. Con l’innalzamento delle temperature e i cambiamenti climatici si è rivelata una scelta giusta».

Francesco Gini ha invece creato un marchio di profumeria artistica e sviluppato alcune fragranze che nascono dall’ispirazione di alcuni vini prodotti dalla Cantina Gini.

«Il mio intento – ha spiegato – è di cogliere l’evocazione sensoriale del mondo vinicolo nel suo percepito più ampio e svilupparlo in una identità indipendente. I tre profumi che si ispirano ai vini esprimono quindi un impatto olfattivo ed emozionale complesso e sofisticato».

Al termine dell’incontro, i partecipanti hanno degustato un aperitivo a km zero preparato dagli Agrichef di Terranostra-Campagna Amica Verona.


Nella foto, da destra: Francesco Gini, Daniela Cavallo, Giancarlo Perbellini, Cibo, Sandro Gini

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