2 agosto 2023 – “Si tratta di una presa di posizione forte giustificata suppongo dalla assenza di alternative” Questo il commento del presidente di Coldiretti Verona Alex Vantini alla notizia del primo sì all’abbattimento di due esemplari di lupo nella provincia autonoma di Trento. Aggiunge poi Vantini: “Quando le misure adottate per disincentivare le predazioni non riescono a contenere i danni agli allevamenti non rimane che questa soluzione. Nel caso del Trentino, ipotizzo che si fosse ricercata una convivenza sostenibile tra gli allevatori e gli esemplari di lupo della zona, senza però che i tentativi andassero a buon fine. Ciò giustificherebbe la decisione degli abbattimenti. L’esperienza trentina potrebbe tornare utile anche in Lessinia laddove le misure di contenimento delle predazioni hanno fallito. Occorre prioritariamente intensificare e incentivare l’adozione di sistemi di elusione delle predazioni. Quando però non c’è più nulla di intentato pretendiamo anche noi di poter ricorrere alla stessa soluzione del Trentino”.

In Lessinia dove le predazioni sono ormai all’ordine del giorno e lo stato di esasperazione degli allevatori sta diventando insostenibile. Nel 2022, secondo i dati diffusi dall’Ente parco naturale regionale della Lessinia, le predazioni sono state 185 a fronte di 134 attacchi e i primi sei mesi del 2023 hanno dimostrato un trend preoccupante.

“La situazione continua ad essere grave – dice Massimo Sauro, referente per conto di Coldiretti Verona per la fauna selvatica e per le problematiche legate ai grandi predatori – e non si vedono prospettive molto rosee per il futuro. Coldiretti sta mettendo in campo tutte le risorse possibili in termini di informazioni e di assistenza, ma c’è da chiedersi se non serva un intervento più deciso da parte della Regione”. L’intento della Federazione è quello di dare più forza alla rete tra enti e istituzioni, in primis proprio la Regione Veneto, per massimizzare e velocizzare lo strumento del risarcimento dei danni diretti e indiretti. Allo stesso tempo l’auspicio è che si trovino strumenti validi nella difficile sfida per il contenimento del numero di predatori.

“Di sicuro – continua Sauro – dopo più di dieci anni trascorsi dal primo avvistamento di Slavc e di Giulietta la situazione è notevolmente peggiorata ma quel che appare ancora più preoccupante è che al momento non si prospettano purtroppo risoluzioni efficaci e abbastanza rapide. In gioco c’è il futuro di una pratica ancestrale in Lessinia come quella dell’alpeggio e della transumanza”.

Nei giorni scorsi Coldiretti, nell’intenzione di dare voce al disagio e alle difficoltà reali vissute dalle aziende zootecniche di montagna, ha quindi organizzato un incontro tra gli allevatori dell’areale montano con Duccio Berzi, tecnico faunistico, lui stesso allevatore ed esperto di lupi. L’incontro è avvenuto dopo che nella stessa giornata Berzi aveva visitato alcune località della Lessinia insieme a Sauro e ai referenti di Zona di Coldiretti Stefano De Beni, Massimo Sandri e Andrea Zumerle che gli hanno riportato lo stato d’animo inasprito degli associati. Berzi, laurea in Scienze Forestali all’Università degli Studi di Firenze, si occupa di lupo come consulente da circa trent’anni e da una ventina si dedica a progetti di mitigazione dei danni collaborando con enti pubblici e associazioni di allevatori in buona parte d’Italia.

Berzi è stato coinvolto per individuare nuove soluzioni da adottare nel territorio veronese tenendo presenti le sue caratteristiche socioculturali ed economiche. Berzi, dopo una valutazione tecnica della situazione e del territorio ha avanzato qualche proposta tra cui una del tutto innovativa e altamente tecnologica che potrebbe aiutare a contenere il problema specifico della Lessinia. Si tratta di un progetto di gestione proattiva del lupo mediante telemetria satellitare attraverso l’utilizzo del radiocollare, già sperimentato e messo in atto sull’Altopiano di Asiago. In pratica, si parla dell’utilizzo di una componente satellitare che acquisisce i punti GPS e che invia la posizione dei predatori. Con queste strumentazioni sarebbe possibile studiare gli spostamenti e il comportamento dei lupi sul territorio monitorando nel contempo le interazioni con gli animali d’allevamento.

Berzi ha però sottolineato più volte come sia necessaria e indispensabile la collaborazione di tutti i soggetti interessati, in particolar modo degli allevatori, che dovranno diventare fulcro del progetto accelerando così un percorso condiviso con lo scopo di arrivare il prima possibile a una diminuzione delle predazioni. “Solamente attuando una sinergia tra tutti gli attori presenti sul territorio – ha detto – si arriverà al vero obiettivo coralmente condivisibile: il ritorno da parte del lupo alla sua vera natura di mammifero predatore di fauna selvatica. L’abitudine alla vicinanza con le zone antropizzate l’ha infatti portato a cercare sempre più, come si suol dire, la pappa pronta perdendo di fatto il proprio istinto di cacciatore molto acuto in grado di provvedere perfettamente a sé e al proprio branco senza dover predare gli animali domestici”. La rieducazione, secondo Berzi, deve avvenire con sistemi di dissuasione efficaci come per esempio lo sparo a pallettoni di gomma recentemente autorizzato nel bellunese e il prelievo in casi estremi.

Coldiretti ricorda che il primo luglio, con la pubblicazione in Gazzetta con numero seriale 152, è finalmente entrato in vigore il Decreto del 13 giugno 2023 con il Piano Straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica. Si tratta di uno strumento senz’altro utile dato che l’equilibrio tra le esigenze della conservazione delle specie e quelle della gestione e tutela del territorio è oramai una priorità non più rinviabile. Con il Piano ora ci si aspetta che venga incentivata la ricerca scientifica e l’adozione di soluzioni innovative per prevenire i danni e promuovere la coesistenza pacifica tra l’uomo e la natura, dovendo anche considerare il forte aumento della popolazione dei lupi che nel nostro Paese si stima sia arrivata a circa 3.300 esemplari.

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