2 agosto 2023. L’imprevedibilità delle condizioni meteo rende sempre più faticoso stabilire regole certe e compiere scelte solide in vigneto e in cantina. Il know how e l’abilità di imprenditori vitivinicoli e di enologi diventano ancor più determinanti per ottenere le eccellenze che da tempo tutto il mondo ci riconosce. Questo è emerso durante il consueto incontro giunto alla quinta edizione, che Coldiretti Verona organizza con i Consorzi di tutela della provincia per tracciare l’andamento del mercato e conoscere e condividere le scelte per la vendemmia ormai alle porte. Nella sede del Mercato Coperto di Campagna Amica in Galleria Filippini, in Via Macello 5 a Verona, nei giorni scorsi si è svolto dunque il confronto tra presidenti, direttori e tecnici dei nove consorzi di tutela presenti. Oltre ai consiglieri Regionali Alberto Bozza e Enrico Corsi, erano presenti anche il presidente di Coldiretti Verona, Alex Vantini, il direttore Giuseppe Ruffini e Domenico Bosco, responsabile dell’ufficio vitivinicolo nazionale di Coldiretti.
Coordinati dal Responsabile del settore vitivinicolo di Coldiretti Veneto, Giancarlo Vettorello, gli interventi hanno dimostrato la comune volontà di far fronte a una situazione a dir poco avversa per garantire la presenza del vino veronese su tutti i mercati nazionali e di oltre confine.
In apertura Vettorello ha voluto condividere un dato. “Nel primo semestre – ha detto – a livello nazionale l’andamento è stato meno negativo del previsto: abbiamo avvertito un calo del 4,4% del volume che però è stato contrastato da un +3% del valore rispetto allo scorso anno”. L’export segna per il primo quadrimestre, un – 1% in volume e il 2% di aumento a valore. Un segnale forse che la tendenza è per una stagnazione dei volumi a fronte di una attenzione alla qualità sempre più generalizzata.
Alberto Marchisio, vice presidente del Consorzio del Custoza ha dichiarato che “dopo alcuni anni di calo ora registriamo un +5% di imbottigliamento anche grazie al nuovo disciplinare che mantiene di anno in anno invariata la capacità produttiva”. “Il consorzio – ha continuato – si è dato molto da fare per una promozione volta all’internazionalizzazione del Custoza perché il mercato nazionale non è più un bacino sufficiente per la nostra denominazione”. “Ad oggi possiamo solo prevedere che ai costi certi relativi a vetro ed energia se ne aggiungeranno di nuovi per la cura delle vigne”.
Gli ha fatto eco Domenico Bosco anticipando la divulgazione che avverrà nei prossimi giorni di una iniziativa di Coldiretti volta a smascherare le speculazioni nel settore del vetro che a differenza di energia elettrica e gas non ha visto alcuna riduzione di prezzo. “Siamo di fronte a un fenomeno speculativo – ha detto Bosco – che Coldiretti ha prontamente denunciato all’Antitrust. Riteniamo infatti che nell’ottica di voler salvaguardare le nostre aziende, si debbano prendere anche posizioni forti come questa”.
Fabio Dei Micheli, presidente del Consorzio del vino Bardolino, ha posto l’attenzione sulle attività messe in atto dal Consorzio. “L’intento – ha detto – è quello di incentivare una viticoltura sostenibile con premialità rivolte agli imprenditori che adottino sistemi green in vigneto anche tenendo conto che il nostro è un territorio fortemente vocato al turismo”. “Dopo il rilancio del Chiaretto degli ultimi anni, – ha detto – lavoreremo a quello del Bardolino, un vino che pure complesso ed elegante, interpreta pienamente una nuova bevibilità in linea con le esigenze dei consumatori internazionali”.
Fabio Zenato, presidente del Consorzio del Lugana, ha spiegato che nonostante le avversità climatiche “continueremo a valorizzare il nostro patrimonio anche perché le stime sono comunque positive: nel 2022 abbiamo chiuso con +1 % di imbottigliamenti a fronte di un +12% nel 2020 e +13% nel 2021 e questo è segno delle solidità di un prodotto che passa attraverso la fidelizzazione del consumatore, sempre più curioso verso la nostra denominazione”. “Certamente l’incertezza del clima – ha ammesso – ci spinge a trovare sistemi nuovi di gestione della denominazione, come quello di fare scorta di prodotto nelle annate migliori, per far fronte alle carenze di prodotto, e soddisfare i nostri consumatori nel mondo, che ci chiedono alta qualità e stabilità”.
Andrea Bertazzi, Vice presidente Consorzio Garda doc si è dimostrato cautamente ottimista dato che “I numeri – ha detto – sono come quelli dell’anno scorso anche grazie all’aumento dei consumi dei vini frizzanti”. “Quest’anno – ha specificato – abbiamo lavorato su una promozione che coprisse i paesi esteri ma anche il nostro territorio, sia veronese che bresciano. La nostra è una denominazione in continua evoluzione ma spesso ci scontriamo con le procedure lente richieste dalle variazioni al disciplinare. L’ultima, quella relativa alla possibilità di imbottigliare in contenitori più sostenibili e meno impattanti sull’ambiente, tarda ad arrivare, ma è necessaria alle aziende e lo chiedono i consumatori più attenti”.
Igor Gladich è intervenuto in qualità di Direttore del Consorzio del Soave. “La nostra denominazione – ha detto – è molto complessa e vive di fenomeni contrastanti trovandosi su un territorio per una parte pianeggiante e per l’altra collinare. Il nostro consorzio lavora per l’equilibrio di mercato, avendo come stella polare la qualità del prodotto. Quest’anno oltre alla riduzioni delle rese in vigneto, abbiamo concordato con i viticoltori di destinare per un biennio di 800 ettari verso altre produzioni per concentrare sul resto del vigneto Soave le cure necessarie a garantire una qualità eccellente. Una misura coraggiosa, che è l’inizio di un percorso condiviso di rilancio che abbiamo programmato con la nostra comunità produttiva. Ora si tratta di attendere di vederne i risultati”.
Diletta Tonello, presidente del Consorzio Lessini Durello si è soffermata sul problema della flavescenza dorata, particolarmente presente nell’est veronese ma che è stato affrontato nel modo più efficace possibile, tra trattamenti obbligatori e una operazione di conoscenza e sensibilizzazione importante da parte di Coldiretti che ha organizzato diversi incontri sull’argomento. “Un grazie – ha detto – va anche ai tecnici delle cantine che hanno fatto un ottimo lavoro per contenere i danni. La nostra è una denominazione a crescita lenta ma costante. Dovremmo prendere in esame l’utilizzo dell’accatastamento delle bottiglie nelle annate buone per poter riequilibrare il mercato in annate come quella che stiamo vivendo ora, ma non sempre è possibile”. “Il Consorzio – ha concluso – sta lavorando molto sulla promozione anche all’estero pur essendo le nostre cantine di dimensioni piuttosto piccole. Colgo l’occasione per preannunciare che il Mercato Coperto di Campagna Amica sarà la location della prossima edizione di Durello & Friends che si terrà a novembre”.
Stefano Faedo, presidente del Consorzio Arcole doc, si è dimostrato fiducioso affermando che “quest’anno ci aspettiamo un vino di qualità perché siamo riusciti a tenere sotto controllo le problematiche di tipo fitosanitario. Abbiamo stabilito una riduzione delle rese del Pinot Grigio per tutelare il mercato e puntiamo molto sulla promozione verso un turista che nel nostro territorio è alla ricerca di una esperienza di tipo culturale, essendo particolarmente ricco di abazie, chiese e pievi di pregio”. “Questo potrebbe essere la vera chiave di svolta della nostra denominazione”, ha concluso.
Nazareno Vicenzi, tecnico del Consorzio di tutela dei vini delle Venezie doc ha parlato dell’importanza del confronto e del coordinamento tra tutte le denominazioni che compongono il “sistema Pinot Grigio” nelle tre regioni, Veneto, Trentino e Friuli VG, perché se le Doc sono diverse il mercato è unico e le misure per raggiungere un equilibrio produttivo (come stoccaggi, riserve e riduzioni di resa) sono comuni. “Andremo in vendemmia – ha detto – con le rese del 2022 (130 q.li ettaro più 30 q.li di stoccaggio) con lo scopo di essere flessibili per far fronte ad eventuali patologie che potrebbero insorgere”. Allo stato attuale “Il Pinot grigio delle Venezie sta andando bene in termini di volumi imbottigliati con un +10% rispetto al primo semestre dell’anno scorso; anche sul fronte dei prezzi all’ingrosso il prezzo è rimasto stabile, a fronte di una tendenza generale del mercato che ha segnato un meno 7/8% di calo”.
Christian Marchesini, presidente del Consorzio dei vini Valpolicella, ha affermato che “si stanno ottenendo soddisfazioni dalle certificazioni relative alla sostenibilità ambientale sqnpi che nel 2022 ha raggiunto i 3.500 ettari, mentre siamo un po’ preoccupati per le problematiche legate al mal dell’esca, dovuto alla tropicalizzazione del clima. Per quanto riguarda la produzione, quest’anno abbiamo ridotto le rese a 110 q.li/ha come lo scorso anno, ma senza la misura dello stoccaggio. La messa a risposo per l’Amarone sarà di 55 q.li/ha per i produttori convenzionali e 60 q.li/ha per i biologici o altri certificati di sostenibilità. La certificazione dell’imbottigliato è il linea con quella dell’anno scorso, ad eccezione dell’Amarone segna un – 17%. Un dato che non ci preoccupa perché le giacenze sono molto basse e i prezzi dello sfuso che sono arrivati addirittura a 13 euro al litro”.
“Il Consorzio – ha concluso – sta affrontando anche un’altra problematica che riguarda la necessaria segmentazione dei vini del territorio. Troppo spesso infatti le differenziazioni tra Amarone, Ripasso e Valpolicella non sono abbastanza evidenti e il rischio è quello di confondere il consumatore”.
Ha ripreso la parola Bosco per comunicare una vera e propria conquista di quelle che lui stesso chiama le “lobby del vino in Europa”. “Abbiamo scongiurato il pericolo – ha spiegato – che le aziende dovessero mettere in etichetta sia le calorie che gli ingredienti del vino prodotto con la prossima vendemmia. Questo perché è stato accettato che l’obbligo di indicazione di ingredienti e calorie, che si avvia dall’8 dicembre, andrà a valere solo per i vini prodotti dopo questa data, spostando di fatto al 2024 l’avvio della nuova etichettatura. “Siamo anche riusciti – ha concluso – a far accettare la possibilità da parte delle aziende di indicare in etichetta solamente le calorie, delegando il resto delle info a sistemi alternativi come i QR code”.
Al presidente Vantini sono spettate le conclusioni. “Il cambiamento climatico – ha detto – è il filo rosso che preoccupa tutti i consorzi, ma oltre a questo ci troviamo ad affrontare anche l’obbligo a ridurre del 50% l’utilizzo di fitofarmaci entro il 2030 sentendoci anche dire dall’Europa che il vino non è poi un prodotto così importante. Fortunatamente abbiamo a disposizione anche altri mezzi per contrastare i danni: dalla cisgenetica, ai fondi mutualistici, dalla ricerca agli strumenti assicurativi che però purtroppo in viticoltura hanno poca diffusione. Il sostegno delle istituzioni, a partire dalla Regione, è quindi fondamentale”.

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